Assicurarsi, una delle prime cose da fare
Insieme a Riccardo Cesari, Consigliere IVASS approfondiamo il tema della protezione del patrimonio e l’assicurazione vita e danni
L’Italia è un paese dalla scarsa tradizione assicurativa: sul lato della protezione personale, i dati denunciano da tempo, nel confronto internazionale, un gap ampissimo del nostro Paese che presenta, nei rami danni, un rapporto premi /Pil inferiore alla metà del valore medio OCSE (1,9% contro 4,9%) e persino in tendenziale calo.
L’Italia è inoltre carente nelle coperture infortuni e malattie, nelle coperture cat-nat (catastrofi naturali), nella responsabilità civile generale; solo nei casi di obbligatorietà (RC auto, RC sanitaria, RC professionale), si attesta su valori elevati.
Ne abbiamo parlato insieme a Riccardo Cesari, Consigliere IVASS, in occasione della Family Economy Week, evidenziando l’importanza dell’assicurazione in questo contesto economico e finanziario. Il Prof. Cesari ha sottolineato che se in passato l’attenzione era rivolta alla ricerca di rendimenti significativi in un’era di bassa inflazione, ora il focus è sulla protezione del capitale e degli investimenti secondo due approcci: uno finanziario, con la diversificazione dei rischi e l’indicizzazione dei flussi reddituali, e l’altro assicurativo, in cui emerge il ruolo cruciale delle polizze rivalutabili nel ramo vita, che offrono una garanzia sul capitale investito, assicurando rendimenti minimi garantiti.
In Italia si percepisce l’importanza dell’assicurazione solo dopo che si è verificato un danno, ma è urgente e fondamentale cambiare questa prospettiva e comprendere che essa non rappresenta solo un costo, bensì una precauzione da adottare, anticipando potenziali rischi.
Per migliorare la situazione, è necessario intervenire sia sul lato della domanda, che dell’offerta. Dal lato della domanda, c’è bisogno di un aumento dell’educazione assicurativa, riducendo i gap di conoscenza tra diverse categorie di cittadini. Inoltre, occorre affrontare le distorsioni comportamentali, superando l’eccesso di fiducia e la sottostima del rischio.
Dal lato dell’offerta, le imprese assicurative devono semplificare il linguaggio contrattuale, rendendolo comprensibile al pubblico: i contratti tecnicamente complessi dovrebbero essere resi più accessibili con uno sforzo collettivo, al fine di migliorare la chiarezza.
Il Prof. Cesari evidenzia le macro tendenze che hanno messo a dura prova il tradizionale sistema di welfare, tra cui l’allungamento dell’età media e la decelerazione economica: se da un lato le pensioni hanno beneficiato di riforme lungimiranti, dall’altro il settore sanitario ha subito tagli senza riforme significative, comportando una spesa sanitaria pubblica italiana rappresentata da circa la metà di quella della Germania, con previsioni di ulteriori cali.
In un contesto di crescente longevità e sfide economiche, l’assicurazione personale emerge come un pilastro essenziale per garantire una copertura efficace nel lungo termine: anche in questo scenario, i dati si rivelano poco confortanti, in quanto solo l’1,2% degli italiani ha sottoscritto polizze long term care, fondamentali per garantire assistenza in situazioni di non autosufficienza.
Il problema della non autosufficienza, definito come una “piccola catastrofe naturale e familiare,” diventa sempre più critico in una società che invecchia: si suggerisce quindi la creazione di un fronte tripartito tra imprese, Stato e terzo settore per affrontare questa sfida, offrendo servizi di assistenza specifici. L’opportunità di coinvolgere il settore privato nella fornitura di servizi per la non autosufficienza potrebbe inoltre creare occasioni di occupazione e promuovere soluzioni innovative.
Non di meno, si sottolinea il ruolo e l’importanza delle aziende nel promuovere il benessere dei dipendenti attraverso iniziative previdenziali e di welfare.